Quindicinale — Cinque

Andre
6 min readMay 16, 2022

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Le foto ignude aumentano l’engagement

Sì, sì, lo so. Non ci sono riuscito nemmeno stavolta, questo quindicinale in verità è tre quindicinali, ma che ci volete fare devo anche vivere ora che mi è concesso. Per quanto possibile, ovviamente, perchè sono colpevole di aver guadagnato bene e quindi devo pagare ogni mese miliardi di contributi decisamente inutili sotto ogni punto di vista. Non fatemi cominciare che sono preparato, ricordo un appuntamento tanti anni fa con uno di quelli “quando lo ordini/quando ti arriva a casa” che ero così annoiato che ho deciso di parlare di contributi INPS per non rivederlo mai più. E così è stato, non credo nemmeno mi segua più su Instagram. Spero di poter continuare a sopravvivere nonostante questo trauma.

Dicevo, ho avuto un sacco di cose da fare e su cui lavorare, per cui, sempre fiero del “nessuno te l’ha chiesto” eccomi a raccontarvela.

Covid. Eravamo rimasti che ero in quarantena, e sì, posso dire senza dubbio alcuno di essermelo preso pure io, a inizio Aprile. Una settimana di noia mortale e poco mal di gola. Niente di più, avanti così. Che poi tanto nella notte del 30 aprile è scomparso il virus, quindi che ce frega signora mia, siamo liberi dalle mascherine, dai virus, dalle preoccupazioni, domani per festeggiare mangiamo per terra sul regionale fino a Venezia, dai!

Macchine1. Se non hai capito che sono la mia passione, è l’ennesima prova che per il pubblico LGBTQIA+ io sono un uomo oggetto, sfruttato e considerato solo per doti che, vi ricordo, sono circondate da un ragazzo sensibile dei pesci che non è tutto carne, è anche rabbia, ansia, tristezza cosmica e simpatia.
A inizio mese ci fu un raduno, e che raduno di auto recenti (si dice youngtimer signora), ma oltre a queste con orgoglio erano parcheggiate ben 5 esemplari di una specie rarissima: le motorchecche. Che siano visibilmente non etero o visibilmente butch, poco conta, ciò che unisce me e queste mie simpatiche amiche è la passione per i pistoni. E per le auto certamente. La cosa divertente è che oltre ai MBEB, i maschi bianchi etero basic, c’eravamo anche noi, sempre pront* a lottare contro il patriarcato.
Oltre a questo mi mettono pure a far da modello, come sempre, una prece guardi signora, per un servizio già uscito e uno che uscirà, ma io che ci posso fare, continuano a chiedermelo.

Macchine2. Uh signora mia, quante ne avrei da dire su alcune cose social. Ma faccio parlare le cifre dei miei, 9.6% e quelle di qualcun altro 0,6% di E.R. in perenne declino. Come mi dispiace (← sarcasm level 100%)

France. A Pasqua io e la mia dolce metà si scappò in Costa Azzurra per stare un po’ al mare, con la sensazione che lì sei sempre a casa, casa nostra, un nostro luogo, una di quelle cose che mi spaventa, perchè credo in una cospirazione cosmica che mi renderà sempre solo. Al tempo stesso, sapendo che pago tutto 1000 volte più degli altri esseri umani, me ne faccio una ragine e me la vivo come si deve. Siamo così innamorati che nemmeno le OTTO ore per tornare a Milano ci hanno fatto incazzare e si sa, noi abbiamo una relazione basata sul litigio, ma come dice sempre Ale, mai per le cose importanti. Ora che ci penso, quando ho fatto tutta la statale sulla costa per stare al mare il più possibile e poi in coda, sì. Lì effetivamente voleva uccidermi.

Assessment. Non avendo mai avuto la presunzione di nascere imparato (cosa molto frequente tra le persone con cui ho lavorato, finte lauree comprese) ora che sono in un cambiamento epocale per cui vi rompo da mesi, ossia del fare solo ciò che mi garantisca un ottimo (non sufficente) work/life balance, parlo con l’amico e bravissimo Massimo (hey lui lo fa per lavoro, clicca qui) e insisto per fare questo assessment per vedere a che punto sono, come mi rapporto e che cosa mi riesce meglio o con sforzo nelle ore in cui la mia mente deve produrre. Long story short: ho un problema con chi vuole controllarmi, il mio profilo alto è sempre più in zona pericolo creatività (nel senso che fosse per me dovrei solo avere le idee), ma soprattutto è venuta fuori una cosa bellissima. Il tema del supporto, della motivazione e dell’ascolto. Quella è la cosa che mi riesce meglio e che, anche con chi mi ha fatto sempre la lotta, dal primo all’ultimo minuto (anzi penultimo, la falsità dei commiati è divertente), ho sempre applicato. Non occorre dire empowerment, basta dire riconoscimento del valore di tutti gli individui. Difficile eh? Eppure.

Master. E manco a farlo apposta, vengo incastrato per una fine master in una pubblica gogna di feedback da parte degli studenti che, invece, non fanno che parlare dell’idea laterale e non ufficiale che ho avuto per fargli fare teambuilding. Parola che detesto come chi la usava nel 2010. Infatti non ho applicato il modo falsissimo tipico delle HR, sono stato diretto: “Ragazze e ragazzi, molto probabilmente lavorerete con gente che vi sta sui coglioni e sarà sempre peggio. Quindi da oggi siete divisi in tre gruppi con funzioni a rotazione. Io non voglio sapere nulla, a parte che tutto venga svolto ad hoc”.
Bene, la mia funzione era spiegargli instagram e blog. La cosa per cui più siamo/sono stati ringraziati, invece, è aver imparato a lavorare con tutti anche in situazioni di crisi.

Remote working. Dice che è? Una cosa impossibile da digerire per il sistema padronale italiano. Una cosa facilissima da fare se non te ne fotte un cazzo del percepito sociale. Insomma: ho lavorato una settimana a 450km dal mio ufficio e, cosa ancora più incredibile, l’ultimo giorno l’ho fatto dal mare. Sì avete letto bene. DAL MARE. Perchè come dice qualcuno ben più intelligente di me: le ore di lavoro e le ore lavorate non sono la stessa cosa. Per approfondire, Il Post, podcast Morning, ep.243. Ve lo spiega bene Francesco Costa che è decisamente più intelligente e bravo di me. Brevemente in quel bellissimo episodio finalmente sento quello che da sempre pensavo fosse una mia pazzia di irresponsabile (agli occhi esterni). Il nostro sistema si basa sulla persona seduta che fa delle cose. Se la persona non è seduta (quindi controllata in loco) non sta lavorando. Se vi suona normale buon per voi: non sarete mai freelance.

Festa delle medie. Sì, quella lì, quella di Elio. L’occasione è stata la festa a sorpresa che ho organizzato alla mia amica di sempre, dal 1985 per farvi capire, che poveraccia 40 li ha fatti da poco e non vorrei essere nei suoi panni. Quindi ecco che parte la mega organizzazione (ma non ero irresponsabile?) e sabato, ore 20 c’è stata una reunion di persone che non si vedevano solo dal 1996. Com’è andata? Solo un coma etilico su 10 partecipanti, qualche mano sul culo e più stempiature per tutti. La cosa che mi porto nel cuore? Ci sono state dichiarazioni, ammissioni, scuse e una matrice comune: il bullismo. Eh sì, questa era una parola sconosciuta eppure una pratica quotidiana, che va a sottolineare quel che da sempre vo dicendo: i professori che abbiamo avuto hanno rubato lo stipendio per anni, non sono stati in grado (in quando adulti non li giustifico) di capire, anzi, vedere, ascoltare, capire e intervenire. Poi è ovvio che la gente fa salire nei poll una come la Meloni o guarda per sei mesi il GF.

Casa. La cosa più bella di questi 45 giorni e di questo quindicinale è ovviamente mio nipote Martino, i suoi 6kg e più di simpatia, aver passato un’ora da soli (voi potete immaginare la paura che potesse succedere la qualsiasi contando che c’è quel disegno astrale per cui tutto mi deve andare malissimo?) e un giorno al mare con sua mamma, mia sorella e mia mamma aswell. Oltre alla gioia di poter vivere chi ami mi sono accorto di un’altra cosa. Ero partito incazzato a bestia dalla città, per l’ennesima tassa da pagare (credetemi, non stiamo parlando mai di 250€, magari) perchè in 15 giorni che siano richieste due volte certe cifre è un trauma (credo di averne già accennato in apertura) mi toglie il sonno, mi porta in un clima di ansia che non mi appartiene e mi demoralizza non poco. Arrivato al mare, metto la Jeep in pineta al fresco, apro la portiera, arrivo all’ombrellone e… non sento più nulla. Nessun dolore. Nessun doloooooreee (versione Mazzini, grazie). Mia mamma mi dice che è una cosa che si impara con l’età e va bene così. Ah ovviamente mi ha anche regalato un Te l’avevo detto, così, de brutto, mentre il giorno dopo camminavamo tra i monti del Tarvisiano.

Per questa edizione è tutto, linea allo studio.
Non fatevi rompere le balle e guardate che capire il presente è il più grande successo che ci possa accadere.

Alò

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Andre

Alle medie volevo essere il Principe di Bel Air, ma in verità ero Raven.