Giorni velocissimi di un mese che è sembrato infinito, in cui la lotta tra il ricostruire e il mollare tutto con un gigante gesto dell’ombrello è sempre più complesso. Aver ripreso consapevolezza non è per forza una festa: ti fa sentire più fuoriposto (libro che potete comprare anche su Amazon), ma al tempo stesso fiero di essere quel che sei. All’inizio di un mese importante, quello del Pride, in cui vi invito a cogliere quale nuova azienda diventa la vostra migliore amica e vi piazza una bandierina arcobaleno lì, risolto tutto, l’atto di consapevolezza è un atto di forza, e come sempre, fanculo alla resilienza.
A tal proposito. Nemmeno lo nomino, ma è lui, quello che forse si è tatuato “resilienza” anche tal bus tal cul, come dicono dalle mie parti. Sorvolo sul depauperamento di un concetto nobile, rimango basito dal creare una serie sul soggetto. Poi mi accorgo che esistono le Kardashian, che sono il simbolo della fine di qualsiasi lotta o concetto, che la gente vuole vedere solo quello e lo fa da moltissimi anni. Mi verrebbe da dire poveracci, ma potrei essere frainteso, quindi dirò: che tenerezza. Allo stesso modo quando vedo una serie su GV mi domando, ho fatto così ieri a pranzo quando ho resistito per ben 20 minuti: se fossi una donna, perché ne sarei attratta? Cosa piace? O se fossi un maschio etero basico, perché vorrei essere lui, perché mai dovrei godere a vedere un balletto del cazzo? Sono invece contentissimo del merdone mediatico di quella collaboratrice che denuncia il fatto di essere obbligata a fare un Tiktok come dicono i giovani. Perchè comunque è così: che tu sia una colf o un giovane laureato, devi ringraziare per lavorare.
I canotti della moda. Non nomino nemmeno queste due, l’ultima di Bergamo, che si mettono a parlare dei giovani e del lavoro. Mi pare evidente che troppe punture in faccia arrivino al cervello, mi pare che tutto sia risolto in maniera sciocca e superficiale, e che si giri sempre sul concetto che devo ringraziare perché sto lavorando. Ti ringrazio per l’opportunità di poter fare quello che ho studiato, ma non aspettarti un mazzo di rose perché devo stare 5 ore in più davanti a un computer, Tizi.
Il senso di ingiustizia. L’età avanza, non solo la nostra, quella degli ormai soppiantati ex giovani degli anni ’80, anche quella dei nostri genitori che negli anni ’80 avevano meno della nostra età e come cantava Raf, gli anni ‘80 per noi quasi 80 anni fa. Succede che questi genitori ci lasciano, che il loro percorso finisce, velocemente o purtroppo in maniera dolorosa. Non faccio parte del gruppo, ma degli amici vicinissimi, quelli che conosci da quando hai 3 anni o quelli che conosci da meno e ti conoscono da sempre, stanno passando quel momento. Osservo con tutto il distacco possibile che non ho, penso e ripenso e non riesco a uscire da un concetto, semplicino forse, elementare, ma che continua a ronzarmi nella testa: so che è sbagliato ma non ne trovo la soluzione. Credo che non sia giusto che certi genitori ci lascino, mentre certi altri permangano sul globo terraqueo. Ecco l’ho detto.
Odore di pino. Il 2021 ci ha regalato il peggio che poteva, quasi come il 2020. Tra queste cose, qui in questa casa da bruciare c’è stato l’aver dovuto rimandare una vacanza pagata a capodanno. E così eccoci coi recuperi. Non conoscevo la montagna a maggio, è affascinante come il mare d’inverno, rilassante e profumatissima. Mi pare palese che sto invecchiando senza via di ritorno.
La rabbia. Mi rileggo, penso e ripenso e mi accorgo che sto diventando sempre più scorbutico: non riesco a trovare il momento, l’epifania di tutto questo guardando indietro. Quand’è che sono diventato uno che è sempre arrabbiato, quando ho scelto di non essere una signora, una per cui la guerra non è mai finita, è solo senso di impotenza o un bel gesto accompagnatorio della serie “mi sarei anche rotto i coglioni”? Ma soprattutto che peso sto dando alle delusioni, alle aspettative, a quel che successo? Conta più di quello che è oggi? Del domani? Ma io che ne so.
Chiudiamo alla grande, felice di aver buttato fuori quel che potevo in un momento di coma vigile, ossia le 7 di mattina, con un ricordo del maggio 2022: la convivialità. Aver mangiato, parlato, ritrovato, conosciuto, esplorato, ascoltato chi c’era 30 anni fa, chi c’è nel quotidiano, chi mi fa battere il cuore, chi mi piace perché mi fa capire che c’è un altro modo di vedere le cose.
Alò